Benvenuti In Galera (Il ristorante)
“Li ho presi tutti per la gola” e abbiamo superato i muri.
Silvia Polleri, alias Nonna Galeotta, è una donna visionaria, che ha ideato InGalera, il ristorante presente all’interno del carcere di Bollate. Con un passato nella ristorazione e nel sociale, ha dato vita a un progetto che vuole dare una seconda chance a chi ha sbagliato. “Sono orgogliosa di essere riuscita in questi anni a dare speranza a 60 carcerati” afferma.
La prima in Italia a realizzare una struttura così ambiziosa, oggi In Galera è preso come modello virtuoso anche all’estero. E i dati le danno ragione: le recidive a Bollate, struttura modello in Italia, sono solo il 17% contro il 70% del resto del Paese.
“Benvenuti In Galera” e ti trovi a pranzo (o cena) a un tavolo ben apparecchiato, in un ristorante molto ben curato, laddove chi ci lavora vorrebbe uscire e tu hai prenotato per entrare.
Così, con l’ironia di un paradosso, Silvia racconta che ha iniziato questa avventura solo con la premessa e la sicurezza che si poteva realizzare davvero.
Ma davvero cosa significa? Fare tutto secondo le regole, certo. Tutto nel rispetto di tutti. Certo. Deve essere un lavoro, devono esserci clienti, deve essere un vero ristorante. Deve essere dentro, non fuori. E così inizia l’elenco dei pilastri per lei importanti, che hanno il sapore di ostacoli superati con grande orgoglio e caparbietà, che l’hanno portata (non da sola, si intenda… con la collaborazione della Casa di Reclusione di Bollate e di tanti altri) a realizzare un progetto che inizialmente poteva sembrare un’utopia.
Per chi ci lavora tra le mura del ristorante c’è un estratto della realtà che è là fuori. Ci sono tutti ma proprio tutti. L’obiettivo è creare una condizione affinché una persona che per la legge ha sbagliato, possa affrontare il suo sbaglio. Lo possa comprendere. Lo possa elaborare. Lo possa risolvere. E poi… possa tornare. Ecco, su questo dobbiamo riflettere. Possa tornare. Ma non a commettere nuovamente uno sbaglio. Possa tornare avendo imparato la possibilità di non sbagliare.
Quando racconta, tra le sue parole scorre una parola che quando si pensa alle diversità compare sempre ed è spesso un miraggio (per la sua qualità, per la sua forma o sostanza): il Futuro.
Silvia dà modo ai detenuti di poter esercitare il loro essere persona. Dando possibilità, fiducia e l’esempio che lo sbaglio può diventare un passato lontano. Il presente può essere vissuto ed esiste la costruzione di un futuro.
La sua forza e il suo messaggio funzionano a tal punto che fanno il giro del mondo. E dalla Francia fino al Sud America, delegazioni le fanno visita per poter esportare questa idea di Futuro. E Silvia con generosità e grande ironia, racconta. E intanto, mangi e fai i conti con quei pregiudizi che neanche pensavi di avere. Li hai lasciati là fuori e te ne sei dimenticato. E all’uscita… dopo un ottimo menù… non ne hai più bisogno.
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