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Associazione 232 – Il rap al servizio dell’educazione
L’Associazione 232 (il numero di telefono dell’aula di musica del Beccaria), fondata nel 2019 da un’idea di Fabrizio, è composta da educatori, psicologi e pedagogisti che utilizzano il rap come strumento educativo per minori e giovani adulti. Le loro attività includono laboratori nelle carceri minorili come l’Istituto Penale per Minorenni “Cesare Beccaria” di Milano e la Casa Circondariale di Monza, nelle comunità minori ma anche nelle scuole, numerosi percorsi seguono poi anche i ragazzi anche dopo la detenzione.
Uno dei progetti di spicco è stato “Hip-hop dietro le sbarre”, uno spettacolo che ha coinvolto i ragazzi di tutti i loro laboratori, tra cui detenuti più giovani, ma l’impegno dell’associazione va ben oltre, estendendosi a programmi con studenti dell’Università Bicocca e in tutte le tipologie di comunità minori (civili, penali, psichiatriche, minori stranieri). Ǫuesto effetto valanga ha aumentato la richiesta dei loro interventi, sottolineando l’importanza di aprirsi verso l’esterno e offrire ai ragazzi strumenti utili per il loro futuro, perché “se sei minorenne quando esci hai una vita davanti e quello può diventare una prigione permanente da cui è impossibile uscire”.
Le performance e i laboratori aiutano i ragazzi a guadagnare fiducia in sé stessi, imparare ad esprimere il loro universo interiore indipendentemente da dove siano, rileggere gli accadimenti della propria vita anche quando li hanno portati ad esiti devianti. 232 lavora sull’acquisizione di soft skills attraverso una modalità loro vicina: la musica rap.
L’associazione opera principalmente con gli ultimi, ultimamente spesso minori stranieri, offrendo loro anche supporto linguistico per facilitarne l’inclusione. Tutte le attività sono gratuite, con l’obiettivo di aiutare i giovani a uscire dalle prigioni mentali in cui vivono, oltre a quelle fisiche, e dare loro un’occasione di fiducia.
«L’anima della 232 è questa, organizzare attività che facciano acquistare Strumenti in più utili per la loro persona, li portiamo fuori dall’istituto il più possibile (soprattutto quando la situazione si fa molto pesante, come quest’anno) per regalare bellezza a questi ragazzi!»
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La spinta al fare, all’essere soggetto del cambiamento diventa un mantra per chi sa che deve mettersi in gioco in prima persona per fare la differenza.